Do ut des
Do ut des è una frase latina dal significato letterale «io do affinché tu dia» e senso traslato «scambiamoci queste cose in maniera ben definita».
Sulla base di questa affermazione, è stata costruita la community di PUNTERFORUM. Un vasto ed eterogeneo gruppo di soggetti, composto da oltre 200.000 utenze, con percentuali di attivazione fra le più alte nell’insieme dei forum in rete. Il motivo del successo è sicuramente insito nel concetto appena espresso ovvero condivisione partitaria. Appartenere ad una comunità anche se virtuale, consente una maggiore identità da parte degli iscritti che con il tempo, si sentono partecipi di un gruppo.
Purtroppo la realtà online è ben diversa.
La maggior parte dei social network nascono non con l’obiettivo di condividere informazioni, quanto più quale opportunità per mettersi in mostra, dimostrare qualità che non si hanno per mero esibizionismo o quale desiderio di accettazione da parte degli altri. L’edonismo del singolo, mal si coniuga con il concetto di gruppo. Così, soprattutto negli ultimi tempi, si sviluppano casi di lurker o leecher.
Chi sono costoro?
Semplicemente utenti che utilizzano il sito oppure siti, alla stregua dei motori di ricerca. Leggono, assorbono, metabolizzano, testano e tornano a leggere. Se effettivamente fosse così, non ci sarebbe niente di particolarmente grave. Invece indirettamente, applicano una serie di regole definite dai motori di ricerca appunto “black hat”, ovvero attività che vanno contro i fondamentali della rete. Il tutto ha un nome: scraping e sebbene questo termine non porti alla mente nulla di particolare se non il riferimento al grattacielo (skyscraper), la definizione riassume una delle peggiori attività che i creatori di contenuti nuovi ed unici temono di più ovvero l’algoritmo che scansiona, preleva e ripubblica informazioni su altri siti (approfondiremo queste tematiche più avanti quando tratteremo i singoli portali).
Quindi questi utenti simpaticoni che cosa fanno sullo spunto di quanto appena descritto?
Prendono informazioni quindi le utilizzano a proprio uso e consumo senza pagare dazio alcuno (il sito è completamente gratuito). Anzi spesso si domandano quanto “coglioni” possono essere le persone che invece contribuiscono attivamente. E’ un limite questo, tipico dell’essere umano con particolare accentuazione nel soggetto italico: cerco prima di tutto di essere più furbo del mio vicino.
E che cosa ci sarebbe di male in tutto ciò? Che senza la contribuzione dei coglioni, tutto questo bel mondo gratuito e liberamente fruibile, tutte queste informazioni dettagliate che fondamentalmente aiutano a contenere i costi e migliorare la qualità del servizio o dei servizi acquistati, non esisterebbe.
Probabilmente questa è solo una analisi negativa del fenomeno. D’altronde, chi prima di contribuire attivamente non è stato un semplice osservatore? Il problema sostanziale verificato in oltre 10 anni di gestione di una community online, è rappresentato dal fatto che man mano che scorrono i giorni i mesi e gli anni, più la possibilità di accedere a determinati contenuti, venga percepito come un diritto a volte inalienabile. Tanto che non è un caso singolo quello rappresentato da veri e propri succhiaruota che offesi, si appellano al principi democratici, probabilmente non conoscendo appieno il significato di questa parola.
Questione di cultura quindi? Forse anche di una serie di vantaggi diretti a costo zero. Chi non partecipa, sostanzialmente non si espone a critiche, domande, osservazioni. E’ come si diceva poco sopra, lo specchio di una società che non ha preso ancora consapevolezza delle proprie responsabilità del proprio vivere, del proprio essere parte attiva di una società sempre più presente online. Contestualizzando, il tutto si presenta come un paradosso visto che la community è a larga partecipazione maschile, gente che fa del testosterone il proprio blasone e nonostante tutto, non si espone nei confronti di chi invece, è un apripista, uno scopritore unico titolare della vera essenza del PUNTER.